RaiNews24 dedica una puntata di Spotlight alla Data Center Economy: molte le criticità legate a sovranità, sostenibilità e a un’equa ripartizione di benefici tra big player e territori. Michele Zunino tra gli esperti intervistati.
Succede quel che prima o poi doveva succedere: il modello dell’Italia (e dell’intera Unione Europea) come colonia digitale dei grandi ed efficienti operatori d’oltreoceano mostra tutti i propri limiti.
La corsa alla costruzione di nuovi Data Center nel nostro paese rischia di rivelarsi una bolla industriale e finanziaria. Nel nome dello sviluppo di Intelligenza Artificiale e del crescente bisogno di risorse computazionali che ne consegue, stiamo aprendo le porte a investimenti e richieste virtualmente illimitate di suolo ed energia da parte di grandi player extra-europei.
Ma siamo certi che si tratti di operazioni che presentano un reale vantaggio netto per il nostro paese e i nostri cittadini? Al punto da giustificare la delega in bianco alle Big Tech su un settore strategico come quello del cloud?
Delegare gli investimenti infrastrutturali significa delegare anche il presidio su un asset strategico come i nostri dati e la nostra autonomia decisionale. Ma c’è di più: costi nascosti, scarsa ricaduta occupazionale e consumo di risorse (due su tutte: l’energia elettrica e il suolo), col rischio prevedibile che quella dei data center sia una bolla destinata a lasciarci in eredità edifici vuoti.
Il valore economico e i centri di controllo non sono nel mattone ma nelle piattaforme, che – come afferma Michele Zunino in trasmissione – “spesso appartengono a multinazionali che hanno altrove la propria residenza fiscale”.
Servono regole chiare e vincoli legati a obiettivi realistici. Le condizioni di concorrenza devono essere eque, perché la filiera digitale possa generare un circolo virtuoso di vantaggi collettivi anziché tradursi in una partita speculativa a beneficio di pochi.









































