Verso un manifesto per il Public Cloud italiano

L’intervento di Michele Zunino su “Avvenire”: tutte le aziende qualificate italiane della filiera del Cloud sono invitate a collaborare su una strategia nazionale condivisa per un Public Cloud nazionale

09 gennaio 2024 — L’Amministratore Delegato di Netalia firma un contributo pubblicato il 24 dicembre 2023 da Avvenire. Ecco il testo dell’articolo:

“La trasformazione digitale in corso sta offrendo l’opportunità di ottenere importanti benefici in termini di progresso e competitività. Se questo è universalmente vero ormai da diverso tempo, la fase storica attuale presenta un ulteriore elemento di accelerazione, grazie al PNRR e ai relativi programmi di sviluppo. Per la prima volta, anche la Pubblica Amministrazione è pienamente coinvolta nel processo, con importanti ricadute positive a livello di sistema Paese, anche per le organizzazioni private e i cittadini.

D’altro canto, aumentano le aree di attenzione: la crescente penetrazione di tecnologie informatiche nella gestione dei dati più strategici e la dipendenza da sistemi e applicativi spesso di derivazione extraeuropea, ci pongono di fronte a importanti sfide riguardanti la cybersicurezza, la riservatezza e la sovranità dei dati.

L’archiviazione e l’elaborazione delle informazioni sono, infatti, sempre più frequentemente affidate a infrastrutture cloud, secondo diversi modelli di erogazione. Ad oggi, il mercato del cloud computing appare ancora dominato da pochi grandi player globali che hanno esteso il loro controllo su tutti i mercati geografici europei. Eppure, la sicurezza dei dati pubblici e privati, la protezione della privacy degli utenti e la possibilità di controllare e gestire le informazioni più sensibili -tra cui quelle che riguardano la sicurezza nazionale- rappresentano questioni di vitale importanza per il sistema economico e competitivo, addirittura per la tenuta di una piena e reale democrazia nel Paese.

Da anni, Netalia promuove una discussione approfondita sulla sovranità digitale nel cloud, alzando il livello di attenzione sulla necessità che vengano riconosciuti il ruolo e le competenze delle aziende italiane che operano nella fornitura di servizi cloud.

Ci preme contribuire a formare un dibattito qualificato e informato sull’importanza dei nostri dati più strategici e su come proteggerli: uno scambio che miri a evidenziare la necessità di una strategia nazionale per il cloud con al centro la sovranità digitale e il riconoscimento delle competenze italiane sul tema.

Operiamo da sempre in ottica di sistema, ci sembra quindi naturale invitare tutte le parti interessate – pubbliche e private – a collaborare per porre le condizioni per sviluppare una piattaforma di public cloud nazionale, unica e integrata.

Il passaggio storico attuale sta aiutando a maturare nuove riflessioni, anche a partire da assetti geopolitici che stanno variando verso inediti (talvolta faticosi) equilibri: è oggi il momento migliore per lavorare insieme e garantire un futuro digitale sicuro, responsabile, inclusivo e di successo per l’Italia.

La nostra proposta, che ci piace pensare come un “Manifesto per il Public Cloud italiano” si basa su cinque pilastri: ognuno ha come priorità progettuale la protezione dell’informazione come asset strategico e la sua gestione qualificata come fattore abilitante di sviluppo.

Primo pilastro: l’adozione del Public Cloud. Occorre promuovere e rendere disponibile un modello di public cloud italiano come piattaforma integrata e abilitante per la trasformazione digitale e lo sviluppo del sistema Paese.

Secondo punto: garantire la sovranità digitale. È fondamentale definire un perimetro d’azione, conforme all’interesse nazionale per garantire la produzione italiana di servizi cloud, la crescita delle nostre competenze in modo conforme alla normativa europea, all’interno della quale siano garantiti gli interessi dei cittadini, delle imprese e dello Stato.

Il terzo aspetto prevede la crescita della consapevolezza del valore dei dati personali. Operatori del settore e soggetti politici sono chiamati a far crescere la consapevolezza sul tema della protezione dei dati, affinché il patrimonio informativo nazionale non sia appannaggio di pochi player globali che stanno estendendo la loro dominanza anche su mercati ancillari, come ad esempio i sistemi di Intelligenza Artificiale.

Il quarto pilastro consiste nel promuovere l’innovazione, la formazione e lo sviluppo. Creiamo le condizioni per l’affermazione di un processo virtuoso di sviluppo basato sul cloud che favorisca la creazione di competenze specializzate, promuova un ecosistema produttivo sul territorio e contribuisca alla crescita tecnologica dell’Italia tutelando, nel contempo, gli interessi nazionali.

Infine, come quinto punto, c’è la richiesta di operare per aggregare le risorse a creare un campione nazionale. È opportuno affidare a un’organizzazione competente il ruolo guida di campione nazionale, capace di aggregare in forma univoca tutte le esperienze italiane qualificate e certificate del public cloud, al fine di dare vita a un ambiente operativo che offra un’alternativa al dominio tecnologico e finanziario degli hyperscaler. Noi crediamo che tutto il sistema economico italiano, nel suo complesso, sia chiamato a rispondere a questa chiamata, nella convinzione che dotarsi di una infrastruttura di cloud nazionale, sfruttandone il potenziale di trasformazione, sia oggi la strada da percorrere per preservare la competitività di un vero Made in Italy digitale”.

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