IL CLOUD È DECISIVO PER COSTRUIRE IL FUTURO

È invisibile come molte infrastrutture, eppure senza il Cloud la trasformazione digitale non sarebbe possibile. Ma non c’è un solo Cloud: occorre scegliere quello più adatto a strategie future-proof.

L’ultima edizione del Digital Economy & Society Index (DESI 2022) stilato dall’Unione Europea vede l’Italia guadagnare 2 posizioni, risalendo a un (modesto) 18° posto: meglio di noi tra gli altri Malta, la Lituania o il Portogallo. Eppure, anche noi siamo immersi in un processo di trasformazione digitale che tende ormai verso uno scenario sempre più nativo digitale. “Come possiamo accelerare il nostro percorso? La migrazione massiccia al Cloud è uno dei passi principali. È infatti ormai riconosciuta la particolare rilevanza strategica del dato: la quantità e la qualità delle in-formazioni in nostro possesso e la capacità di elaborarle bene e velocemente ci rendono decision maker migliori”, commenta Michele Zunino, Amministratore Delegato di Netalia. Ecco che il Cloud, attraverso cui i dati sono archiviati e gestiti, è quindi una infrastruttura strategica di sistema, che supporta la trasformazione in ogni ambito, abilitando:

  • Il progresso di tecnologie e applicazioni sempre più data-intensive
    Il Cloud è alla base dello sviluppo di ogni trend tecnologico: i Big Data e l’AI (eg.: ChatGPT), il tracking di comportamenti e oggetti (IoT), la tecnologia Blockchain e tutto l’Internet of Value, gli algoritmi di profilazione su cui si fondano i motori di ricerca, l’advertising e l’e-commerce. Senza il Cloud, non si sarebbe sviluppata la creazione dal basso di contenuti (User Generated Content) e la loro produzione collettiva. Il cloud è diventato parte integrante delle strategie di business: la scelta del provider non è questione di pura tecnologia, ma un fattore distintivo di competitività.
  • Security by design
    Le architetture Cloud assicurano che i dati non vengano persi e, in caso di incidente, che si possano recuperare garantendo continuità operativa. Se la tecnologia è una commodity, non lo sono le competenze e il know-how necessari alla costruzione di un’architettura sicura e impenetrabile. Le funzioni di Back up & Replication e quelle di Disaster Recovery (spesso confuse) richiedono ingegnerizzazioni ad hoc, oltre a una capacità di assistenza e reazione in tempo reale e H24.
  • La sovranità giuridica del dato
    Secondo una recente ricerca di CapGemini sulla Cloud Sovereignty, il pericolo che i propri dati siano esposti a leggi extra-territoriali è una preoccupazione per il 69% delle organizzazioni, mentre il 71% pensa di adottare soluzioni Cloud mirate a garantire la sovranità. Ancora prima della pandemia e degli squilibri geo-politici più recenti, il consenso su un mondo privo di confini aveva già incontrato qualche ombra, con il GDPR nella UE e il Cloud Act negli USA, ad esempio. È un tema fondamentale, per le aziende e per la pubblica amministrazione. Netalia sostiene e propone lo sviluppo di un Public Cloud nazionale, con la garanzia assoluta che i dati restino sul territorio da ogni punto di vista.
  • Nuove catene del valore digitale
    La velocità e la capacità di processing consentite dal Cloud sono tali da realizzare un vero e proprio cambio di paradigma, arrivando alla ricombinazione delle catene del Valore. Per consentire l’interoperabilità dei dati, allo sviluppo di costosi standard comuni si sta gradualmente affiancando lo sviluppo di API, molto più efficienti sotto il profilo del time-to-market e alla portata anche di sviluppatori di piccole dimensioni. Questo consente una creatività e un dinamismo prima impensabili, con risvolti sulla capacità di delivery e sugli stessi modelli di business.
  • Processi e modelli organizzativi adeguati al New Normal
    Il Cloud ha reso possibile l’estensione del lavoro da remoto. Al di là dell’aspetto tecnologico, ha supportato il passaggio a nuovi modelli organizzativi e all’esercizio di una leadership sempre più diffusa. Per lavorare insieme ci siamo appoggiati a piattaforme che hanno garantito l’operatività su scala globale. Oggi andiamo oltre, con attività rese strutturalmente virtuali da tool di collaborazione sofisticati e una fruizione sempre più spinta dei dati da mobile, tutti cambiamenti facilitati dal Cloud. La strada è segnata e non si torna indietro: servono architetture Cloud stabili e sempre accessibili.
  • Un nuovo rapporto tra Pubblica Amministrazione, cittadini e imprese
    Il PNRR è un’occasione unica. Dei 500 miliardi stanziati a livello UE, all’Italia ne spettano ben 191, il 39%. Di questi, 48 sono dedicati alla trasformazione digitale e in particolare 1 miliardo è riservato alla sola migrazione al Cloud. L’obiettivo è quello di arrivare a un modello GaaP (Government as a Platform), con dati e registri condivisi, piattaforme che accentrino e rendano modulare l’offerta, modelli di interoperabilità applicativa. Il Cloud è così alla base del rinnovamento dell’intera relazione tra PA, cittadini e aziende. Il sistema di classificazione dei dati e di certificazione dei provider rende il modello di Public Cloud nazionale la soluzione naturale e più efficiente.
  • Un’economia sempre più sostenibile. Grazie alle economie di scala, al continuo aggiornamento tecnologico e a un approvvigionamento a fonti controllate, il Public Cloud garantisce la massima sostenibilità possibile a un’attività energivora per definizione, consentendo ampie efficienze sui costi operativi e di manutenzione che non vanno a pesare sugli investimenti fissi delle imprese.

Quale Cloud?

L’ultima CEO survey di PWC propone una vista interessante sulle strategie aziendali per i prossimi 12 mesi. Gli investimenti in tecnologie avanzate (Cloud in testa) sono quelli che più degli altri, percentualmente, servono più a innovare piuttosto che a consolidare modelli esistenti. Fatto 100 l’investimento in Cloud, per i CEO italiani è del 64% la quota destinata a trasformare i loro modelli di business.

“Si tratta di un passaggio culturale fondamentale, sempre più chiaro anche per i CIO italiani: investire in Cloud non significa rinnovare tecnologie obsolescenti, ma piuttosto abilitare una trasformazione organizzativa che ha un impatto diretto sui processi di business, tra cui le vendite, la produzione e la pianificazione”, prosegue Zunino.

Per attuare questo snodo epocale, non basta affidarsi ai modelli standardizzati proposti dai colossi globali. Occorre curare in modo particolare la fase di migrazione e la relativa garanzia di continuità operativa. Alle aziende del tessuto industriale italiano serve per questo un servizio flessibile e consulenziale, che accompagni un cloud journey personalizzato. Netalia lavora esclusivamente in quest’ottica, grazie a una struttura interna lean, alla prossimità culturale e a una capacità di progettazione collaborativa e di supporto che ci rende veri e propri partner strategici.

Inoltre, il Public Cloud italiano di Netalia opera sullo stesso modello degli hyperscaler, ma in più garantisce la sovranità del dato.

“Solo la sovranità nazionale impedisce che avvengano trasferimenti non concordati e soprattutto determina che le informazioni siano trattate secondo le norme del paese di residenza. La governance resta in Italia e nelle mani dell’azienda che ha generato il dato: una differenza che, nei fatti, sta dimostrando tutta la sua importanza”, conclude Zunino.

Questo articolo è prossimamente in uscita anche su Executive.it.

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